Come dimostrano oggi le continue scoperte delle neuroscienze e della fisica quantistica, la mente è la componente più potente dell’essere umano, capace di elevarlo al genio di un Leonardo Da Vinci ma anche di precipitarlo nei più profondi abissi.
Infatti può accadere che questa stessa potenza si rivolga contro l’individuo, producendo nel corpo sintomi differenti per qualità e intensità, risucchiandolo in un circolo vizioso che blocca la naturale capacità curativa di cui disporrebbe.
L’individuo si trova pertanto come sotto attacco, assediato, in balìa della mente e perde la capacità originaria di usarla come potente strumento a propria difesa.
In età adolescenziale o adulta, questo capovolgimento può esprimersi sotto forma di vari malesseri, che alterano il normale sviluppo e impediscono di raggiungere un soddisfacente livello di autostima.
Ansia, depressione, attacchi di panico, fobie, insonnia, disturbi neuro-psicosomatici, ipocondriaci e alimentari, sentimenti di sfiducia personale, colpa e inadeguatezza, o mancanza di autenticità, disturbi della personalità riconducibili a un falso Sé, alterano la percezione di noi stessi e del nostro rapporto con l’ambiente, rendendo difficoltosa la quotidianità.
Questi malesseri non possono essere curati efficacemente se non rimuovendo definitivamente le loro cause psichiche.
La psicoterapia inizia con la valutazione psicodiagnostica (si veda la sezione Attività) per consentire allo psicoterapeuta di strutturare un percorso a durata temporale limitata e rispondente alle necessità del soggetto.
L’obiettivo è quello di riattivare le risorse dell’individuo, portandolo alla comprensione delle reali cause dei suoi disturbi e quindi alla loro rimozione.
Il momento della valutazione psicodiagnostica è già di per sé molto significativo, poiché consente al soggetto di ottenere un risultato prezioso che lo rende maggiormente consapevole di se stesso e delle proprie risorse, dei suoi limiti e delle loro cause.
Tale conoscenza serve anche per orientarsi nel proseguimento del percorso, evitando di investire inutilmente tempo, energie e denaro.
Poiché esistono diversi approcci psicoterapeutici, può non essere semplice orientarsi fra di essi per scegliere il migliore.
L’orientamento terapeutico qui adottato considera il sintomo – l’attacco di panico, la compulsione, la depressione, la fobia, l’ansia prolungata o intensa, e così via – come il risultato di un disequilibrio nel rapporto corpo-mente.
In quanto espressione cifrata del disagio psico-emotivo, il sintomo è una fonte preziosa di informazioni che innanzitutto va ascoltata, compresa e decodificata.
Solo comprendendone le cause inconsce e restituendole al soggetto si può essere certi che il sintomo scomparirà definitivamente, senza correre il rischio che si trasformi o si sposti su un’altra parte del corpo.
Infatti, il sintomo costituisce un mezzo, una via, persino un’occasione, seppur dolorosa, che il corpo offre per far comprendere all’individuo che ci sono delle parti, delle emozioni, delle aree della personalità che sono rimaste inespresse, non esplorate a sufficienza, o persino represse.
Attraverso la sofferenza queste componenti inconsapevoli invocano il “diritto di cittadinanza”, richiedendo che non vengano più trascurate ma riconosciute, accolte, reintegrate, per un maggiore equilibrio e benessere e una migliore connessione con il proprio vero Sé, costituito dai nostri bisogni e desideri più autentici e vitali.
Altre volte, invece, il sintomo è causato dalla presenza di pensieri, paure, convinzioni, emozioni e schemi di pensiero negativi, disfunzionali e ingannevoli, che possono essere consci, pre-consci, o inconsci (ad es. “Sarò sempre così, non cambierò mai, non riuscirò mai ad affrontare quella situazione…”), ma che provocano sempre molta sofferenza, indebolendo e ”boicottando” la persona, che si trova pertanto come sotto attacco, assediata, in balìa della mente, perdendo la capacità originaria di usarla come potente strumento a propria difesa e privandola di fiducia, energia, vitalità, benessere.
Si pensi ad esempio alla persona che si trova obbligata a raggiungere prestazioni eccezionali per avere fiducia in se stesso e sentirsi bene, o a quella che deve aiutare tutti ed è incapace di dire “no” per non sentirsi rifiutata, o, ancora, a chi è sempre in cerca dell’approvazione dagli altri per potersi accettare, o a chi è incapace di rilassarsi senza sentirsi in colpa.
Non di rado tali pensieri negativi e disarmonie della personalità sono iniziate a svilupparsi nell’infanzia o nell’adolescenza, ma per un certo periodo di tempo – a volte anche piuttosto lungo – possono rimanere latenti e “sommersi”, finché svariati motivi, come ad esempio un momento particolarmente difficile dell’esistenza, la necessità di prendere una decisione importante, o un evento negativo improvviso, producono un ulteriore sbilanciamento che si manifesta e affiora in superficie attraverso i sintomi.
Questo non significa che siano sempre necessarie profonde e prolungate regressioni. Sul piano terapeutico, infatti, sono già efficaci anche brevi incursioni nella realtà dell’infanzia e dell’adolescenza per rimuovere antichi blocchi psichici. Allo stesso modo, è possibile lavorare sui problemi del presente, che forniscono sempre indicazioni sulla realtà emotiva vissuta nel passato.
Rispetto ai modelli psicodinamici, di cui il dottor Marco Puricelli è cultore all’Università di Milano-Bicocca, viene prediletto quello messo a punto dalla psicoterapeuta polacca e naturalizzata svizzero-tedesca Alice Miller.
Sul pensiero e metodologia milleriana, si rimanda all’ampio approfondimento che si trova in questo sito: Alice Miller.
Ecco infine il link alla sezione del sito che espone una sintesi dei principali: strumenti terapeutici utilizzati.