COME AVVIENE IL CAMBIAMENTO IN PSICOTERAPIA:
NUOVE PROSPETTIVE
Giornale Italiano di Psicologia /a. XLI, n.4 dicembre 2014,Ed. Il Mulino
http://www.rivisteweb.it/doi/10.1421/79055
Il contributo dei sistemi dinamici non lineari alla nozione di cambiamento
Marco Puricelli, Lucia Carli, Francesca De Vecchi
(Si riporta parte dell’introduzione che contestualizza l’articolo da me realizzato insieme all’apporto degli altri Autori, non ancora pubblicabile interamente per motivi di copyright).
“La sezione «Interventi» di questo numero del «Giornale Italiano di Psicologia» dà spazio alle nuove nozioni di cambiamento emergenti in ambito psicoanalitico, che inglobano e vanno oltre la nozione di interpretazione. Il loro affermarsi esemplifica, senza pretese di esaustività, l’evoluzione teorico-clinica in atto in alcuni settori del corpus psicoanalitico internazionale, in linea con lo zeitgeist della società scientifica attuale.
Pertanto, tale iniziativa editoriale vuol dar conto di questa evoluzione soffermandosi proprio sulla nuova prospettiva del cambiamento terapeutico.
L’emergere di tale nozione è tributaria di idee diverse che hanno attraversato il secolo scorso. La prospettiva sistemica di von Bertalanffy applicata ai sistemi biologici complessi, unitamente all’apporto che matematici, fisici, psicologi, ecc. hanno dato alla teoria dei sistemi dinamici non lineari, ha promosso una revisione critica del modello scientifico deterministico del funzionamento degli organismi, e dei connessi fenomeni di sviluppo e cambiamento, con l’integrazione di una dimensione temporale inevitabilmente multicausale e non finalistica. Le nuove metodologie di ricerca infantile hanno svelato capacità precoci nel bambino; contestualmente l’Infant Research, integrando alla prospettiva dinamica una chiave di lettura sistemica, ha introdotto a un nuovo modo di pensare al bambino e al suo cambiamento (il thinking differently di Sander, 2002) entro una matrice relazionale co-regolata dalla diade madre-bambino. Tale matrice, trasversale a ogni tipo di relazione, mantiene la sua funzione regolativa e trasformativa lungo l’arco di vita dell’individuo attraverso processi di interesse anche clinico, con ripercussioni rilevanti sul trattamento terapeutico (Beebe e Lachmann, 2002). Lo sviluppo delle neuroscienze con la scoperta della memoria procedurale (Cohen, Squire e Larry, 1980; Scoville e Milner, 1957), come ulteriore dimensione costitutiva, «nonconscia», del funzionamento mentale, ha contribuito, assieme all’elaborazione del Gruppo di Boston, ad andar oltre la dimensione inconscia freudiana. Ciò ha facilitato la considerazione e valorizzazione di contenuti comunicativi connessi all’esperienza procedurale immagazzinata in forma di memoria non dichiarativa.
L’integrazione della dimensione comportamentale a quella rappresentativa ha evidenziato nuove potenzialità terapeutiche nello scambio paziente-analista. L’ampliarsi della gamma dei fattori terapeutici e delle loro modalità di interazione ha dato nuovo impulso alla verifica empirica del trattamento. […] Apre la sezione il contributo di Lichtenbergcon un excursus storico teorico- clinico sull’evoluzione del ruolo del terapeuta e sulle forme del suo personale coinvolgimento entro la relazione di cura fino alle ipotesi più recenti. […]Anche Lingiardi e Muzi mettono a fuoco, in una prospettiva bipersonale specificamente dell’azione e dell’alleanza terapeutiche, la molteplicità dei fattori che concorre a determinare l’esito del trattamento. […] Il tema dei fattori della «relazione» tra clinico e paziente costitutivi del cambiamento è trattato anche da Rodini. Attraverso una disamina dei fattori extra analitici oltre che analitici propriamente detti, l’Autore sottolinea la crescente importanza assegnata alle componenti non-interpretative e intersoggettive della cura, contribuendo ad evidenziare le potenzialità terapeutiche degli interventi clinici dello psicoanalista.
In questo panorama, il lavoro di Dazzi e Speranza evidenzia l’apporto specifico della teoria dell’attaccamento con il recupero della dimensione reale del rapporto, oggi rivalutata come fondamentale nella relazione clinica, oggetto e soggetto di cambiamento.
Il nuovo modo di «stare con» il paziente è esemplificato da un caso clinico presentato di Stramba-Badiale e Rodiniattraverso l’identificazione e l’esplorazione dei pattern problematici o conflittuali ricorrenti. In particolare il resoconto clinico mette in evidenza una modalità per il trattamento dei comportamenti impulsivi.
Infine, la presentazione dei principi della teoria dei sistemi dinamici non lineari ad opera di Lucia Carli, Marco Puricelli e Federica De Vecchi evidenzia il common ground sotteso allo sviluppo umano così come al cambiamento nella terapia – al di là di una specifica tecnica analitica o di una sola dimensione clinica – individuando la pluralità dei fattori evolutivi e la complessità delle loro interazioni, agenti in ogni contesto vitale”. (Introduzione di Lucia Carli e Carlo Rodini)