“Sospettare non era per me la stessa cosa che sapere con certezza, ma era l’inizio…”, dopo due psicoanalisi “fallite” e quando ormai aveva 40 anni, all’inizio solo tramite disegni, alcuni dei quali riportati nel sito.
“…Mi ci sono voluti altri 20 anni e più per sbarazzarmi della mia negazione, poiché ero così sola con la conoscenza del mio corpo e dei miei sogni, e un muro di negazione mi circondava ogni volta che aprivo bocca. Scrivere e dipingere erano i soli modi per continuare le mie ricerche senza venire ferita e “punita” per essere l’artefice dei problemi. La reazione ai miei scritti (con numerosissime lettere, dal 2005 inviate anche sul suo sito) mi ha mostrato che ciò che avevo scoperto per me stessa era vero anche per altri. Allora mi sono sentita meno sola. Ho cominciato a lavorare con dei gruppi di giovani genitori e ho trovato ancora e ancora lo stesso modello, la cecità emozionale dei genitori che erano spaventati di affrontare i loro traumi del passato e li infliggevano inconsciamente ai loro figli. E adesso, noi li ritroviamo insieme in questo forum.
Così, per la prima volta nella mia vita, non mi sento più una straniera, mi sento appartenente a un gruppo di persone che pensa come me, che non ho bisogno di convincere, di informare, di muovere, di risvegliare. Sono qui con delle persone che non sono spaventate da ciò che dico, che mi capiscono perché hanno conosciuto lo stesso terrore, che dicono tante cose che mi commuovono profondamente e con le quali posso comunicare apertamente come ho sempre voluto senza aver mai avuto prima la possibilità. Tutto questo è molto più di quanto avrei mai osato sperare. Parlare liberamente delle proprie emozioni, senza usare le difese convenzionali molto ben conosciute, a mio avviso era possibile solo in sogno o su un altro pianeta. E ora, con mia grande sorpresa, questo diventa una realtà. Incredibile! Allora, per piacere, non vedetemi come un guru, ciò mi metterebbe ancora in una posizione nella quale non voglio stare. Non sono né il vostro professore né il vostro maestro, non voglio consigliarvi né imporvi qualsiasi cosa, non sono vostra madre o vostra nonna, sono Alice, una sorella nel dolore.[…] Qui non sono l’autore, sono una delle persone che ha subito come voi l’orrore nella sua infanzia e che apprezza di sapere che ciò che loro diranno in inglese, tedesco o francese non sarà del cinese per gli altri. Potete immaginare che io ho avuto questo sentimento tutta la mia vita fino a poco fa? Grazie a voi tutti di essere qui!”[1]